Direzione artistica di Gemma Bertagnolli e Giovanni Bietti
La musica è l’arte dei suoni. Di conseguenza, non esiste musica senza il senso dell’udito: Ascoltare è una delle azioni fondamentali nella fruizione di un brano musicale. Pensiamo che questo sia un ambito nel quale la musica ha molto da dire al mondo di oggi, dove la disponibilità ad ascoltare si sta notevolmente riducendo. Parliamo naturalmente di un ascolto non solo fisico, ma anche metaforico: ascoltare gli altri, comprenderne i problemi, sviluppare l’empatia e il rispetto. E allo stesso tempo ascoltare il mondo, in particolare ciò che l’ambiente e il clima cercano di dirci. Questo significato allargato di “ascolto” ci sembra particolarmente ricco e affascinante da esplorare nel corso di un Festival di musica da camera. Tra tutti i generi musicali, infatti, proprio la musica da camera ha sviluppato la massima attenzione verso l’ascolto, nei diversi significati. In un brano cameristico non c’è un direttore, ma gli esecutori devono comunque suonare insieme e costruire un’interpretazione unitaria, senza avere a disposizione la libertà di un solista. Quattro musicisti che suonino in quartetto devono ascoltarsi a fondo, regolare la propria sonorità rispetto a quella degli altri comprendendo per esempio che in un particolare passaggio del brano la melodia o il tema principale sono affidati a un altro interprete, e che quindi bisogna lasciagli spazio e accompagnarlo (ciò che nel jazz si chiama Interplay) invece di voler far emergere a tutti i costi la propria parte. Il valore etico, e al tempo stesso educativo, di questa pratica è evidente: la musica da camera insegna ad ascoltare gli altri, a collaborare, a ricercare insieme un risultato comune. Non a caso questo genere musicale è spesso utilizzato come metafora nei corsi di Team Building, visto che insegna il valore dell’interazione e dell’ascolto, e l’importanza di saper fare un passo indietro al momento opportuno, per valorizzare ciò che hanno da dire gli altri.
Ci piace ricordare che tale aspetto etico del fare musica è sempre stato un punto di riferimento per Anna Pozzi, scomparsa ad aprile 2024. Molti eventi del Festival le rendono omaggio, a volte in modo esplicito ma più spesso per lievi accenni: l’intento è quello di proseguire sulla strada che lei ha tracciato, per valorizzare il territorio e per dare spazio ai gruppi di giovani musicisti, che oggi sono sempre di più e di un livello artistico sempre più alto.
Sono previsti per ogni evento dei momenti divulgativi e didattici: brevi introduzioni o vere e proprie lezioni-concerto, con l’intento di permettere a chiunque di godere l’ascolto della grande musica.
Giovanni Bietti
Le prenotazioni saranno accolte entro le ore 13 di ciascuna giornata in programma.